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Fashion Film Festival Milano 5° EDIZIONE

By 1 Ottobre 2018Marzo 1st, 2023Storie

1 Ottobre, 2018

Milano, Anteo Palazzo del Cinema, sabato 22 settembre 2018.

Mi reco così, nella tarda mattinata di un sabato settembrino ancora caratterizzato da caldo estivo, al Fashion Film Festival Milano. Un evento internazionale super collaudato. Fondato e diretto da Costanza Cavalli Etro e patrocinato da Camera Nazionale della Moda Italiana e dal Comune di Milano, con il sostegno di GREY GOOSE® come main sponsor e Mini come partner, conta per questa edizione una selezione ufficiale di 200 fashion film. Curatrice della quinta manifestazione è Gloria Maria Cappelletti, Editor-at-Large di i-D Italia. L’atmosfera è elettrizzante e le mie aspettative sono molte alte. Quest’anno i fashion film sono divisi in varie tematiche: Around the World, Back to Nature, Diversity, Identity, Ladies and Gentlemen, Life Stories, Media Mix, Minimalia, Minimalista e Time Machine. Intuisco già dai primi fashion film il senso etico, poetico, la contemporaneità, le grandi tematiche sociali e di genere che caratterizzano la selezione di quest’anno.

Nella sezione AROUND THE WORLD, entusiasmante e a tratti psichedelico è il fashion film di Kenzo GIGI GIGI BU UGWU EZE (‘UNITY IS STRENGHT’) diretto da Crackstevens, dove viene presentata la collezione p/e 2017 nel contesto di varie celebrazioni all’interno delle comunità Igbo della Nigeria. Intenso, ritmato da musiche tribali eccezionali, pieno di maschere e di colori.

Divertimento, musica e street art sono le parole d’ordine per F IS FOR… FENDI diretto da Wiissa, dove il brand, mettendo insieme il passato, il presente e il futuro dell’iconico logo FF, celebra il lancio della nuova capsule collection #FFreloaded a Londra.
“Resistenza creativa” è invece il motto di
THE 0212 GENERATION diretto da Valeria Romano, un documentario toccante che esplora una generazione di giovani venezuelani attivi nella costante rivoluzione del mondo della moda, dell’arte e dell’estetica nel loro paese d’origine. Attraverso una serie di servizi fotografici ambientati nella città di Caracas, viene analizzata una realtà in cui i giovani creativi riescono a rompere lo status quo delle norme tradizionali di bellezza in Venezuela e soprattutto a sfidare il caos politico e la crisi umanitaria che il paese sta attraversando, dimostrando che sono una resistenza creativa.

Coach e i-D presentano A TO Z OF NEW YORK STYLE diretto da Agostina Galvez, un fashion film divertente e ironico che, attraverso una guida da “Americana” a “Gen Z”, racconta lo stile della “Grande Mela”.

Nella sezione TIME MACHINE, interessante e delizioso è il fashion film EVERYTHING IS BEAUTIFUL del brand Beautiful People e diretto da Pablo Chocron. Il concetto del marchio che traspare anche dal cortometraggio è il seguente: “Non possiamo sempre cambiare il mondo, ma possiamo scegliere come lo vediamo. Tutto è bello”.
Adidas presenta
HOURGLASS / PAST diretto da Daniel Arsham & Benny Nicks, il primo capitolo dell’eccezionale fashion film che rivela la prossima fase della collaborazione del brand con l’artista Daniel Arsham. È un cortometraggio che esplora la sua vita e il suo lavoro creativo. In parte documentario e in parte lavoro di fiction, “Hourglass” è un film raccontato in tre parti: Passato, Presente e Futuro. In questo lavoro autobiografico Daniel Arsham ricorda un uragano che ha vissuto da bambino.

Nella sezione LADIES AND GENTLEMEN, divertente e adolescenziale è il fashion film GRETA diretto da Van Khokhlov, che racconta la storia di un ragazzo che si innamora di una ragazza che vede in metropolitana a Milano. Sfortunatamente lei non salirà mai sulla stessa metro del ragazzo e il protagonista, nonché voce narrante del cortometraggio, inizia così a immaginare come fosse quella ragazza e quale fosse la sua vita, fino al punto in cui crede di non meritare una donna così bella, ma è solo la sua immaginazione.

Degno di nota è il fashion film surreale POOR CHERRIES diretto da Jimmy Marble, che assume un approccio giocoso al mondo che ci circonda. Il film che ne risulta è un sogno ad occhi aperti anticonvenzionale, raccontato attraverso gli occhi di due personaggi irriverenti, che amano le liti degli innamorati e le nuvole estive in misura eguale. Giorgio Armani presenta UNA GIACCA / A JACKET diretto da Marco Armando Piccinini, un cortometraggio realizzato per la prima edizione di Armani / Laboratorio, ed è il risultato di un laboratorio di formazione cinematografica dedicato ai giovani studenti di cinema. “Una giacca / A jacket” racconta il capo-icona di Giorgio Armani tra passato e presente, in un’alternanza di flashback scanditi dalla transizione tra colore e bianco e nero.

Nella sezione DIVERSITY sono presenti fashion film carichi di significato che raccontano la diversità in ogni suo genere o forma. L’obiettivo è anche quello di far riflettere e ci riescono benissimo. MUXES, diretto da Ivan Olita, documenta le lontananze dello stato meridionale di Oaxaca dove, nelle comunità indigene intorno alla città di Juchitán, il mondo non è diviso semplicemente in maschi e femmine. Gli Zapotechi hanno fatto spazio a una terza categoria di genere misto, che chiamano “muxes” – uomini che si considerano donne e vivono in un limbo socialmente sanzionato tra i due generi.

“Todos somos uno” è il motto di UNIDOS COLORES diretto da Timothy Wright, un film e un progetto fotografico che esplora la diversità della cultura ispanica, con intuizioni, speranze e aspirazioni per il futuro dell’accettazione interculturale e del progresso universale.
Polite presenta
I AM AN INDIVIDUAL diretto da Noir Tribe, un fashion film meraviglioso che celebra identità umane uniche attraverso cinque storie personali di amore, aspetto, amicizia, potere e sogni. Ogni capitolo è una storia vera, raccontata dagli stessi modelli, ispirata dalle loro esperienze di vita. “I’m not a man… am I woman? No, I am an individual”.

Marco Rambaldi, giovane stilista bolognese, in occasione della sua terza collezione (a/i 2018-19) presenta un fashion film delizioso: VOGLIAMO ANCHE LE ROSE. Il cortometraggio, caratterizzato da colori caldi, quasi ovattati e girato in una location suggestiva, è diretto da Mattia Colombo e ha come protagonista Valérie Taccarelli, una transessuale italiana, attivista per i diritti LGBT sin dalla seconda metà degli anni Settanta. Il fashion film racconta, attraverso le parole della protagonista, l’importante passaggio generazionale, culturale e sentimentale tra i giovani rivoluzionari degli anni Settanta e i ragazzi di oggi. Un impegno civile che si riflette anche negli abiti di Rambaldi che diventano per lo stilista armi per le donne, che da oggetto diventano soggetto attivo nella costruzione del proprio mondo. Valérie racconta durante il fashion film: “Non sono nata in un corpo sbagliato, sono nata in una società sbagliata. […] Sono una trans femminista, una combattente, una che pensa che ci debba essere una giustizia”.

Nella sezione LIFE STORIES il primo fashion film ad essere presentato è IDENTITY THROUGH FERRÉ, diretto da Federico Cianferoni. Il cortometraggio racconta – attraverso filmati d’epoca, ricordi, testimonianze di collaboratori e interventi anche da parte di alcuni studenti della Domus Academy – la figura di Gianfranco Ferré non solo come un grande progettista di moda, ma anche come docente e mentore per i più giovani. Uno dei più grandi stilisti italiani mai esistiti, definito l’architetto della moda, è qui raccontato e in parte svelato. Una figura da riscoprire e valorizzare, soprattutto da e per i Post-Millennials.

“Versace not Versaci”: questo è l’incipit di DONATELLA VERSACE TRIBUTE diretto da Ivan Olita, un fashion film pop esilarante e movimentato che rappresenta un vero e proprio tributo all’iconica figura di Donatella Versace. Questo cortometraggio dinamico e pieno di grandi stelle dello spettacolo ha nientemeno che Lady Gaga – migliore amica di Donatella e superstar genuina – come voce narrante dell’opera. Lady Gaga mette così in evidenza alcuni dei molti successi di Donatella Versace, conosciuti da tutti, e mette le cose in chiaro mentre spiega esattamente ciò che serve per diventare e per essere una così leggendaria potenza (bionda).

La novità assoluta però di questa edizione è #FFFMilanoForGreen, uno spazio dedicato alla divulgazione della cultura e della moda sostenibile. L’industria della moda è al secondo posto nella classifica tra le più inquinanti del mondo, per colpa innanzitutto del cosiddetto “Fast Fashion”, ma non solo. La moda, nonostante questo, rappresenta una forza importante, di cui tenere conto nella società attuale.

Nel pomeriggio di sabato si è svolta un’interessante conversation a riguardo, con l’obiettivo di condividere e sensibilizzare il pubblico riguardo l’importanza della sostenibilità ambientale nell’industria della moda oggi. Moderata da Matteo Ward, co-fondatore di WRÅD; con Orsola de Castro, opinion leader internazionale e co-fondatrice di Fashion Revolution; Marina Spadafora, coordinatrice di Fashion Revolution Italia e Hakan Karaosman, ricercatore presso il Politecnico di Milano. Fashion Revolution crede in un’industria della moda che rispetti le persone, l’ambiente, la creatività e il profitto in eguale misura. Questo progetto vuole essere il primo passo per la presa di coscienza di ciò che significa acquistare un capo d’abbigliamento. Viene fondata nel 2013, dopo che il 24 aprile dello stesso anno, 1133 persone sono morte e molte altre sono state ferite quando il complesso produttivo di Rana Plaza (sede di alcune fabbriche di abbigliamento), a Dhaka, in Bangladesh, è crollato. Orsola de Castro, a tale riguardo, afferma: “Fashion Revolution verte sul costruire un futuro nel quale incidenti del genere non succedano mai più. […] Sapere chi fa i nostri vestiti richiede trasparenza, e questo implica apertura, onestà, comunicazione e responsabilità. Non deve importare dove sono stati fatti i nostri indumenti: in Italia, in Bangladesh, o in un’altra parte del mondo… ma devono essere stati fatti nella dignità. Questo è l’importante”. Fashion Revolution ha così l’obiettivo di sensibilizzare i consumatori riguardo le continue catastrofi sociali ed ambientali nelle filiere di moda globali ed è così riuscito a diventare un movimento mondiale a tutti gli effetti con la partecipazione di oltre 1000 paesi in tutto il mondo. Bisogna collaborare in maniera comune per responsabilizzare tutti su questo problema. Marina Spadafora commenta in tale senso: “Scegliere cosa acquistiamo può creare il mondo che vogliamo: ognuno di noi ha il potere di cambiare le cose per il meglio e ogni momento è buono per iniziare a farlo”. Il motto finale, più volte ripetuto durante la conversazione, è il seguente: “BUY LESS AND BUY BETTER”.

La giornata si conclude con la proiezione speciale del docufilm WE MARGIELA (2017), diretto da mint film office: il vero evento dell’intera programmazione giornaliera. La “room president” è letteralmente presa d’assalto alle 9 di sabato sera. La sala è gremita e quando finalmente inizia il documentario cala immediatamente un silenzio rispettoso, curioso e attento… quasi tombale. Il lungometraggio racconta così il caso della Maison Margiela – storia enigmatica e spesso celata – attraverso interviste, fotografie, articoli e filmati d’epoca. Si vede inoltre per la prima volta Jenny Meirens (co-fondatrice della Maison venuta a mancare il 3 luglio 2017 all’età di 73 anni) ed i membri del team creativo che discutono e presentano per la prima volta al pubblico il processo creativo e lo straordinario pensiero di Martin Margiela. La genesi di una delle più influenti e apprezzate case di moda dei nostri tempi viene rivelata attraverso conversazioni dettagliate ed intime che vedono i protagonisti e i collaboratori del brand di quel periodo rivelare ricordi passati. Oltre all’intervista a Jenny Meirens e ad altri membri del team creativo, sono presenti anche quelle a Lucia Zanni – collection manager di Miss Deanna; a Deanna Ferretti Veroni – fondatrice del maglificio Miss Deanna – che ha prodotto per molti anni la maglieria del brand e ad Alda Farinella – fondatrice della boutique Jana di Torino – che afferma: “Martin Margiela ha cambiato la vita a centinaia di persone, che erano anonime, brutte o imbarazzate… e invece con Margiela si sentivano sicure. Per cui è stata una cosa unica e straordinaria”. Martin Margiela viene definito lo stilista senza volto, l’uomo invisibile della moda, che non rilascia interviste e che ha sempre rifiutato di farsi fotografare. Non è mai uscito neanche a fine sfilata per raccogliere gli applausi della stampa e degli invitati. Nel documentario appare anche una fotografia dell’intero team creativo con Jenny Meirens e si scorge una sedia vuota in prima fila, accanto proprio a Jenny. Indovinate di chi è? Ovviamente di Martin Margiela, invisibile nello scatto, ma paradossalmente il primo e l’unico veramente visibile ai nostri occhi. Margiela, tra l’altro – per ricollegarci alla #FFFMilanoForGreen e alla Fashion Revolution – rappresenta un esempio concreto della sostenibilità, in grado di riciclare anche scarpe da ginnastica, vecchi guanti e mutande. Il film racconta l’eredità di Margiela e il suo significato per il mondo della moda e della produzione creativa attraverso le sue eccezionali innovazioni, come l’anonimato, il riuso, la decostruzione, l’esibizione di tagli e strappi, l’identificarsi in un pronome plurale (“noi”), il concetto di replica opposto a quello della copia. Martin Margiela – un vero e proprio artista concettuale – taglia e rimonta insieme parti di abiti vecchi, mette in vista fodere e parti interne dei vari indumenti, toglie e rimonta le maniche in un modo nuovo e insolito. Si scopre però attraverso la visione del docufilm e tramite le interviste, che le immagini e i concetti ora iconici di Martin Margiela fossero all’epoca piuttosto frutto di contingenze, coincidenze e intuizione. Maison Margiela ha così sempre prediletto il rischio creativo al conformismo. Jenny Meirens afferma infatti nel lungometraggio: “Se vuoi accontentare tutti, non andrai da nessuna parte. Credo che sia necessario distinguersi dagli altri. Sul lungo periodo, questo offre la libertà di non dover rispondere ad un sistema”.

Durante la serata di chiusura del Fashion Film Festival, svoltasi martedì 25 settembre presso il Teatro dell’Arte de La Triennale di Milano, sono stati decretati i vincitori, uno per ciascuna categoria:

Best Fashion Film: PAUSED BY film series, di Wim Wenders per JIL SANDER

Best Italian Fashion Film: Prada Nylon Farm, di DI-AL per PRADA

Best New Fashion Film: Runaway Baby, di Lola Bessis per CHLOÉ

Best New Italian Fashion Film: Allegory of Water, di Elena Petitti di Roreto per Vogue Italia / Yoox

Best Green Fashion Film: Who made my clothes?, di Katie Goldstein per Fashion Revolution

Best Director: PAUSED BY film series, di Wim Wenders per JIL SANDER

Best New Director: Runaway Baby, di Lola Bessis per CHLOÉ

Best New Designer/Brand: Mowalola Studio con KILON SHELE GAN GAN, di Dafe Oboro

Best Production: PAUSED BY film series, di Wim Wenders per JIL SANDER

Best Photography: PAUSED BY film series, di Wim Wenders per JIL SANDER

Best Editing: Why can’t we get along, di Benjamin Millepied, Aaron Duffy, Bob Partington per rag & bone

Best Music: YO! MY SAINT, di Ana Lily Amirpour per KENZO

Best Styling: Runaway Baby, di Lola Bessis per CHLOÉ

Best Experimental Fashion Film: Why can’t we get along, di Benjamin Millepied, Aaron Duffy, Bob Partington per rag & bone

Best Documentary: MUXES, di Ivan Olita per Nowness

È stato inoltre assegnato il premio speciale Live the Moment Tribute by Grey Goose, che premia un personaggio legato al Festival che si è distinto per avere interpretato la realtà contemporanea in modo innovativo.
Il vincitore di questa edizione è
Virgilio Villoresi.

A partire dalla mezzanotte di martedì 25 settembre e per tutta la settimana successiva, il pubblico di FFFMilano ha avuto la possibilità di votare il proprio fashion film preferito decretando così il vincitore del People’s Choice Award. Il vincitore di questo premio è IDENTITY THROUGH FERRÉ, diretto da Federico Cianferoni per la Fondazione Gianfranco Ferré.

Testo: Valentina Olivetti @valeolivetti